Il bianco delle facciate interne del cortile, le aperture a tre arcate che si intravedono dall’androne creano una scenografia di grande eleganza, un’eleganza anticipata dal prospetto dell’edificio in cui spiccano i busti che sormontano ogni finestra e il balcone centrale del piano nobile che affaccia su via Toledo.
E’ il Palazzo Monaco di Lapio, che nella “Napoli Nobilissima” si legge risalente al Cinquecento, quando fu di proprietà di un noto avvocato, Giovan Pietro Mangrella, che lo lasciò in eredità ai benedettini della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni. Nel XVIII secolo, su commissione dei Monaco, principi di Arianello, duchi di Longano, baroni di Lapio, furono eseguiti lavori di rifacimento attribuiti a Pompeo Schiantarelli. Un grande architetto, allievo di Ferdinando Fuga di cui proseguì e ampliò i disegni per la conversione del Palazzo degli Studi in Museo, il nostro Museo Archeologico Nazionale.
Nel cortile si ammirano le sculture in marmo di “Venere e Adone” e sul lato opposto la fontana del satiro sormontata dalla scultura di una corona e dallo stemma del casato. A Via Toledo, una via che va percorsa con lo sguardo verso l’alto. Più su delle vetrine che la colorano, c’è la storia, l’arte.