Cappella Pappacoda

Tufo giallo napoletano sul quale si innesta il marmo bianco del grandioso portale ogivale, riccamente decorato di fitti elementi in rilevo e di sculture, quasi ad evocare un merletto marmoreo. Ai lati e sulla cuspide sculture di santi, arcangeli, il Cristo con il libro eterno e la Madonna con il bambino in trono. Al centro della scena lo stemma del casato Angiò Durazzo di Napoli. È la Cappella Pappacoda, accanto all’ingresso laterale della Basilica di San Giovanni Maggiore, sul largo omonimo.

Il maestoso portale fu probabilmente realizzato da Antonio Baboccio da Piperno, uno degli scultori più attivi nel XV secolo, autore di numerosi monumenti sepolcrali, alcuni dei quali custoditi a Santa Chiara e a San Lorenzo Maggiore, nonché, secondo alcune fonti, progettista del Palazzo Penne a Piazza Teodoro Monticelli.

Sul fianco sinistro il campanile rivestito a scacchiera di tufo giallo e piperno scuro, archetti trilobi e colonnine bianche binate, alcune tortili che spiccano sui toni scuri della struttura. Nella parte alta della torre campanaria, numerosi frammenti scultorei di marmo di epoca romana. La pratica del riuso di marmi antichi, assai diffusa nel Medioevo, qui assume valore ancora più pregnante perché, come in nessun altro monumento napoletano di epoca durazzesca, segna la transizione dal gotico al rinascimento, giacchè gli elementi e i frammenti di epoca greco romana sono utilizzati non già come materiali di costruzione, con finalità “strutturali”, ma solo in funzione di pura decorazione, probabilmente ad ostentare la grandezza e il prestigio del casato.

La Cappella Pappacoda, che costituisce il segmento finale del circuito di visita guidata curata dall’Associazione Artenhope nella Chiesa di San Giovanni e nei suoi ipogei, rappresenta uno straordinario e raro esempio di architettura tardo gotica del primo ‘400. Fu, infatti, fatta edificare nel 1415 da Artusio Pappacoda, consigliere della corte angioina e siniscalco del Regno di Napoli sotto il re Ladislao I d’Angiò, della cui moglie, la regina Giovanna II pare fosse amante. Nella seconda metà del Settecento la chiesa fu interessata da lavori di rifacimento dell’interno che ne cancellarono gran parte degli affreschi, oggi visibili solo per alcuni sporadici frammenti. L’interno della piccola Chiesa, a navata unica presenta sui lati i monumenti sepolcrali di Angelo e Sigismondo Pappacoda dello scultore rinascimentale Girolamo Santacroce, nonché le statue degli Evangelisti di Angelo Viva. Sulla pavimentazione spicca la lastra marmorea che riproduce l’originale stemma dei Pappacoda: il leone sullo scudo intento a mangiare la sua coda.

Utilizzata per alcuni anni per le sedute di laurea dell’Università L’Orientale che ha sede nel Palazzo Giusso, la cappella è rimasta chiusa per oltre un decennio.

La riapertura, nel 2022, di questo straordinario monumento di epoca durazzesca è il risultato dell’impegno, della tenacia e della dedizione del parroco di San Giovanni Maggiore, don Salvatore Giuliano e di una rete di associazioni e volontari che hanno finanziato i lavori di riapertura e messa in sicurezza della struttura, restituendo alla città e al suo patrimonio storico-artistico un gioiello di raro valore.

A chiudere la straordinaria visita guidata della cappella, la sorprendente tela adagiata sull’altare che raffigura San Giovanni: “Nolite timere“, “Non abbiate paura“. È Il quadro che prende vita e che si trasforma mostrando nell’arco di pochi minuti, senza ausilio di strumenti digitali, il volto del santo che via via mostra i segni del tempo. Opera di un giovanissimo, geniale, pittore e chimico, Francesco Filippelli, che ha rivoluzionato il panorama pittorico contemporaneo, brevettando una tecnica attraverso la quale i suoi quadri, sotto gli occhi dell’osservatore, abbattono la barriera del tempo.

Dal 17 febbraio al 16 marzo è possibile visitare la mostra dei dipinti in trasformazione di Francesco Filippelli, dal titolo “IMAGO DEI”, presso la Sala dell’Armeria del Maschio Angioino.

Scritto da:

Picture of Marialaura D'amore

Marialaura D'amore

Laureata in giurisprudenza, lavora nel settore pubblico e nutre un grande amore per l’arte, la storia, le architetture, i musei e i panorami di Napoli, che fotografa nelle sue passeggiate.

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
WhatsApp

Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi gli ultimi articoli pubblicati; potrai cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento.

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina

Ricevi gli aggiornamenti in tempo reale!

Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi gli ultimi articoli pubblicati.

Potrai cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento.