Fontana della Sellaria – Piazzetta del Grande Archivio

Ha di fronte il portale di accesso all’Archivio di Stato, quello che un tempo era il monastero dei frati benedettini dei S.S. Severino e Sossio, alle spalle la chiesa di S. Maria di Stella Maris, costruzione neogotica dei primi del 900, per lungo tempo, pare, utilizzata come deposito di detersivi da parte di un commerciante. È la Fontana della Selleria al centro della piazzetta del Grande Archivio, a pochi passi da Via San Biagio dei Librai. Che poco abbia a che fare con gli edifici circostanti, benché arricchisca ulteriormente il valore della piazzetta, rendendola ancora più interessante testimonianza di epoche e architetture diverse, lo si intuisce anzititto dallo stile, barocco della metà del 600, epoca in cui fu costruita.

Marmo bianco di Carrara e piperno, una vasca poligonale incastonata tra due piedritti e quattro colonnine sormontate da un arco a tutto sesto. L’esterno è decorato da mascheroni, dallo stemma reale e da quello della città, la parte interna si compone di due piccole vasche che raccolgono l’acqua che sgorga dalla bocca di due mascheroni. In entrambi i lati, sugli archi, sono poste due lapidi, su una è incisa la frase “malo mori quam foedari”, il motto dell’ordine cavalleresco dell’Ermellino istituito da Ferdinando I di Aragona, “preferisco morire che essere disonorato”, l’altra lapide racconta il perché quella fontana si trovi dal 1903 nella piazzetta del Grande Archivio.

Invero, la sua collocazione originaria era nella piazza della Sellaria, più o meno corrispondente alla attuale piazza Nicola Amore, così chiamata perche vi insistevano le botteghe dedite alla produzione di finimenti per cavalli. Fu fatta costruire dal vicerè Iñigo Vélez de Guevara sul terreno dove insistevano le case di un capo carceriere della Vicaria, eletto dal popolo durante la repubblica napoletana, ai tempi di Masaniello. Il progetto, che doveva celebrare la restaurazione del potere spagnolo dopo le rivolte popolari, fu commissionato all’architetto e ingegnere Onofrio Antonio Gisolfi e i lavori furono affidati al marmorario Onofrio Calvano, al capomastro Leonardo de Mayo, al fabbro Salvatore Daniele e allo scalpellino Domenico Pacifico. Le spese delle maestranze furono sostenute tutte dagli abitanti della zona. Quando fu posto in opera, a seguito della legge del Risanamento sul finire dell’800, lo “sventramento” di ampie zone del quartiere Mercato e Pendino, furono demolite costruzioni, strade, piazze e l’assetto urbanistico di tutta quella parte di Napoli cambiò radicalmente. Fu allora che la fontana della selleria venne spostata davanti all’Archivio di Stato. Intorno al 2000 la fontana è stata oggetto di un lavoro di restauro che l’ha riportata al pristino splendore.

Fontana della Sellaria - Piazzetta del Grande Archivio - Napoli

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Marialaura D'amore

Laureata in giurisprudenza, lavora nel settore pubblico e nutre un grande amore per l’arte, la storia, le architetture, i musei e i panorami di Napoli, che fotografa nelle sue passeggiate.

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