Palazzo Latilla

Intorno al ‘500 il percorso Tarsia Montesanto costituiva una fascia di rispetto al di fuori delle mura toledane costruite dal Viceré don Pedro di Toledo. L’urbanizzazione della zona avviene in epoca successiva e ve ne è traccia nella carta Carafa del 1775 in cui si distingue il palazzo del principe Spinelli di Tarsia che darà il nome alla strada.

Una via che, pur non entrando nel circuito turistico più consueto, colpisce anzitutto perché è aperta alla veduta del Castel Sant’Elmo e della collina del Vomero. Passeggiandovi, poi, si trovano dei palazzi di grande rilievo architettonico e di notevole bellezza. Uno di essi è il palazzo Latilla, cosi chiamato perché appartenne al Marchese Ferdinando Latilla che ne affidò la direzione dei lavori a Mario Gioffredo. Grandissimo Architetto, nella sua carriera il Gioffredo si trovò spesso in competizione con Vanvitelli che in più occasioni gli fu preferito. Si legge che il Gioffredo avesse avuto un contrasto con Lutio di Sangro, duca di Casacalenda, suo committente nella celebre villa di Ercolano, nota come Villa Campolieto, nonché nel palazzo in città, affacciato sulla piazza di S. Domenico Maggiore. Contrasto che sfocio’ in una causa civile, a cui segui’ la sostituzione di Gioffredo proprio con Vanvitelli. Altra competizione ci fu per la Reggia di Caserta. Ritenuto il suo progetto non idoneo dal re, l’incarico fu affidato e portato a termine ancora una volta da Vanvitelli.

Pur se “all’ombra” dei più quotati maestri suoi contemporanei, Fuga e Vanvitelli, Gioffredo – che fu nominato dal re architetto di corte e direttore delle opere soltanto nel 1783, dopo la scomparsa di entrambi – è stato una voce fondamentale del dibattito sull’architettura del tempo. Autore di un trattato di architettura e profondo conoscitore del mondo classico, che gli valse l’appellativo di Vitruvio napoletano. Una stella nel panorama artistico del ‘700 che brilla nelle numerose opere che ci ha lasciato, tra le quali la Chiesa dello Spirito Santo, Palazzo Partanna, sua opera di esordio, Palazzo Cavalcanti, il Palazzo Latilla.

La costruzione di quest’ultimo, appunto, iniziata nel 1758, terminò tre anni dopo. Tre portali: quello centrale a tutto sesto in piperno, un cortile sul quale si affacciavano le botteghe, archi in piperno grigio vesuviano, quattro livelli e una scala stupenda, forse quella che più colpisce. Evoca le scale di Sanfelice, si sviluppa solo su un lato del fabbricato e si caratterizza per la doppia rampa, in un gioco di simmetrie ed opposti, archi e volte, che denuncia tutta la grandezza di Gioffredo.

Un capolavoro a via Tarsia, Palazzo Latilla, oggi una delle sedi del Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II.

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Marialaura D'amore

Laureata in giurisprudenza, lavora nel settore pubblico e nutre un grande amore per l’arte, la storia, le architetture, i musei e i panorami di Napoli, che fotografa nelle sue passeggiate.

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