Alla fine di Via Salvatore Tommasi e nel tratto iniziale di Via Pessina, a poche centinaia di metri dal Museo Nazionale e dalla Galleria Principe di Napoli, c’è un palazzo “senza case”che è conosciuto come il “palazzo spuntatore”. Una scala in piperno, pareti chiare e spoglie, due uscite che portano in due vie ubicate a quote diverse. Una scorciatoia che non tutti conoscono, proprio perché le fattezze dei portali di ingresso sono quelle di un palazzo “normale”. E’ la scala di San Potito e l’iscrizione che sovrasta l’ingresso al livello superiore riporta al 1867. Fa da sfondo al romanzo di Luigi Incoronato, scrittore di nascita canadese, che aveva Napoli nel sangue. Il racconto della città dell’immediato dopoguerra, quella della fame e della miseria, la Napoli martoriata dagli stenti, quella degli sfollati rimasti senza un tetto per via dei bombardamenti, dei derelitti, di quella umanità respinta che si rifugia proprio tra i freddi gradini della scalinata dove alberga la miseria umana, quella che tenta di arrangiarsi, che trova solidarietà, l’accoglienza che il popolo napoletano ben conosce e sa insegnare al mondo intero.
Il libro di Luigi Incoronato è “Scala a San Potito” e questo è il Palazzo “Spuntatore”.