Rampe Brancaccio

Non è negli itinerari turistici del centro antico e neppure nelle vie dello shopping cittadino. È uno di quegli angoli defilati e sconosciuti nei quali ci si imbatte per caso. Nel tratto delle rampe Brancaccio che da via dei Mille conduce a Piazzetta Mondragone, appena dopo l’inizio dei gradoni Francesco d’Andrea, c’è una piccola biforcazione. La stradina in discesa conserva nella toponomastica il nome di Rampe Brancaccio e si chiude con una piccola scala. Più ci si avvicina, più forte è la sorpresa. Piante, piante, dappertutto, su una bicicletta dismessa e un po’ arrugginita, nella vasca di un lavabo adagiato su una grata, a ridosso della balaustra, nella sezione centrale di un manichino, che dalle gambe in giù è sistemato accanto ai gradini, su uno scaffale improvvisato, al di sotto di una nicchia dove alloggia uno stereo. Fontanelle che sanno di antico, qua e là sculture di pietra, un cestino da cui fuoriescono foglie rampicanti, una panchina esile, di quelle che si trovavano nelle sale di attesa di cinquant’anni fa, una poltroncina di finto rattan e bandiere del Napoli, immancabili. Che posto è questo? Sulla facciata che dà sull’angolo terminale, in posizione sopraelevata rispetto alla via Vetriera, incisa su marmo di Carrara, una scritta: “Chiesa della S.S. Immacolata della Concezione, fatta edificare nell’anno 1840 dal Cavaliere Alfonso d’Avalos“. Era il tempio e collegio di verginelle che una volta inglobava anche un orfanotrofio. Una signora che abita un po’ più su racconta che quell’angolo che sta ai piedi della chiesetta lasciata cadere in rovina è stato sottratto al degrado e all’abbandono dall’iniziativa spontanea di chi risiede nelle immediate adiacenze, che si dedica alla pulizia e all'”abbellimento” di quel ramoscello di via. E così che esso si è tramutato in un gradevole salottino all’aperto, con vista privilegiata sul torrino poligonale della Palazzina Velardi. Tanto basta per andare via con gli occhi carichi di meraviglia e nella testa un pensiero: solo a Napoli! È Napoli.

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Marialaura D'amore

Laureata in giurisprudenza, lavora nel settore pubblico e nutre un grande amore per l’arte, la storia, le architetture, i musei e i panorami di Napoli, che fotografa nelle sue passeggiate.

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