Sedici spicchi la cupola che sovrasta la Galleria Umberto I, sedici spicchi la cupola che è sotto il suo piano di calpestio, fatto di mosaici, marmi policromi e lucernari in ferro. Nella Napoli a cavallo tra l’800 e il 900, proprio qui, nella Galleria Umberto, ci sono due mondi che si sovrappongono, il giorno e la notte. E la notte è una storia di mondanità, di serate vibranti, di rinnovata e vitale energia che si esprime in tutta la sua vivace goliardia scendendo solo una scala di marmo, nel braccio che dà su Via Verdi.
È il Salone Margherita, cosi chiamato in onore della Regina Margherita, consorte di Umberto, cui è tributata la Galleria sovrastante. Luogo di ritrovo e di svago di intellettuali, ricchi, politici, giornalisti, imprenditori e artisti non solo di Napoli ma di tutta Europa. È la Belle Époque e Parigi arriva a Napoli, al Salone Margherita, facendo rivivere in città le atmosfere, i colori, le danze, i costumi e persino la lingua del Moulin Rouge. Era il 15 novembre del 1890, la serata inaugurale di quello che stava per diventare il primo cafe chantant italiano. Vi partecipò anche Matilde Serao che ne descrisse la “piacevolissima aria di buon gusto e l’attraente modernità”. L’anno successivo il Salone fu rilevato da Giuseppe Marino, direttore del Banco di Napoli e da Eduardo Caprioli. Due lire il costo dell’ingresso per godere delle esibizioni delle appariscenti e rubacuori ballerine del can can, per assistere allo spettacolo di procace bellezza delle chanteuses, le sciantose, sfogliando un menù in lingua rigorosamente francese. Il tutto in una cornice circolare, strutturalmente dotata di ottima acustica, dove gli ospiti, circa 800 tra platea e palchi, potevano godere di una visuale piena, interagire con gli artisti e trascorrere ore di brio e leggerezza.Importanti e famosi artisti iniziarono o coronarono la loro carriera proprio qui. Anche la canzone napoletana entrò a pieno titolo nei repertori del Salone che vide l’esordio di Maria Ciampi, erroneamente ritenuta l’ideatrice della famosa “mossa”. Nel 1898, l’anno del cinematografo, furono proiettate, prima nella sala Recanati, poi proprio nel salone Margherita le prime pellicole prodotte dall’impresa Lumiere. Fu tale il successo del Salone Margherita che nel 1909 ne fu modificata la struttura, per renderla piu spaziosa e fu aggiunto un vero palcoscenico.
Specchio della società che si avviava alla fine della belle époque e dell’ottimismo che l’aveva animata, con l’avvicinarsi dello spettro della grande guerra, il Salone Margherita comincio’ il suo declino, contemporaneamente al diffondersi di altri tipi di intrattenimento, dalla sceneggiata, al varietà, alla rivista, fino a trasformarsi, negli anni ’70 “in luogo di perdizione, con avanspettacoli e balletti“. I battenti si chiusero nel 1982. Il 5 aprile 2018 si sono riaperte le porte dello storico salone che oggi ospita eventi privati, spettacoli musicali, teatrali, congressi, serate di tango, conservando intatta la magia e la suggestione dei suoi tempi d’oro, quelli della gioia di vivere.